È stato pubblicato online sulla rivista International Journal of Molecular Science un articolo review dal titolo “Phytochemicals bridging autophagy induction and alpha-synuclein degradation in parkinsonism” (doi:10.3390/ijms20133274), che vede tra gli autori Maico Polzella, responsabile di produzione e fondatore di Aliveda, stesura coordinata dal Professor Francesco Fornai, del dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. La review si prefigge di valutare l’effetto neuroprotettivo di piante ricche in specifici composti fitochimici in parkinsonismi.
Nel corso dell’ultimo secolo, i composti fitochimici sono diventato sempre più popolari per la prevenzione e il trattamento di una grande varietà di patologie, dalle condizioni cardiovascolari, metaboliche fino ad arrivare a quelle neurodegenerative.
I composti naturali che sono stati maggiormente analizzati negli studi sperimentali e clinici per i potenziali benefici al metabolismo nervoso includono la curcumina (Curcuma longa), i bacosidi (Bacopa monnieri), le catechine (Camellia sinensis), gli acidi asiatico e gallico (Centella asiatica), withanolidi (Withania somnifera, ashwagandha) e il resveratrolo (Vitis vinifera). Gli studi clinici svolti sia su soggetti sani che su pazienti con disordini del sistema nervoso centrale, come l’Alzheimer, la demenza, la sclerosi laterale amiotrofica, ci forniscono risultati incoraggianti sugli effetti antiossidanti, antiinfiammatori e di potenziamento cognitivo di questi composti fitochimici, associati ad una buona tollerabilità.
I fitocomposti precedentemente citati vantano tra i propri effetti biologici: modulazione del metabolismo e del rilascio della dopamina, induzione del fattore di crescita, attività antiossidante e antinfiammatoria, regolazione dell’omeostasi mitocondriale, modulazione e neurogenesi di cellule staminali, restauro dei corretti meccanismi di folding delle proteine e dell’autofagia. Come emerso dalle passate e recenti scoperte sul Parkinson, i processi appena descritti su cui hanno effetto i composti fitochimici di cui stiamo parlando, sono proprio quegli aspetti che risultano alterati nei parkinsonismi.
La figura ci illustra gli effetti delle piante ricche in composti fitochimici nel contrastare la cascata di eventi molecolari che avvengono nel Parkinson e nei parkinsonismi. Tali effetti includono: stress ossidativo e accumulo di specie reattive dell’ossigeno generate dall’alterato metabolismo della dopamina; stress mitocondriale e del reticolo endoplasmatico; alterazioni strutturali dell’alfa-sinucleina, una proteina prodotta dai neuroni che ha la funzione di regolare il ‘traffico’ dei neurotrasmettitori a livello delle sinapsi; neuroinfiammazione; autofagia non corretta. I composti fitochimici rappresentati conferiscono neuroprotezione prevenendo e revertendo questa cascata patologica, partendo dall’induzione dell’autofagia, per arrivare all’inibizione dell’aggregazione dell’alfa-sinucleina, il contrasto della neuroinfiammazione e dello stress ossidativo.

Sebbene ulteriori studi siano necessari per confermare gli effetti dei fitocomponenti sopra citati nei parkinsonismi, le evidenze finora osservate suggeriscono che l’autofagia che tali composti tendono a ripristinare possa giocare un ruolo fondamentale nel preservare i neuroni dopaminergici, combattendo l’aggregazione e la tossicità dell’alterata alfa-sinucleina, che rimane un segno distintivo del Parkinson e delle malattie correlate.