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NMN e il declino cognitivo: un approccio innovativo

Il declino cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment – MCI) è la fase preclinica di transizione tra l’invecchiamento sano e la demenza; si tratta di alterazioni lievi della sfera cognitiva che non interferiscono significativamente con le normali attività quotidiane. Si stima che il 19% degli over 65 ne sia affetto e il 46% dei casi evolvano in demenza vera e propria mei successivi 3 anni, di cui il 4% risulta essere Alzheimer.

Si ritiene che il MCI sia una finestra in cui è possibile intervenire per ritardare la progressione verso una patologia più grave, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza e i costi legati alle diagnosi di demenza.

Il principale fattore di rischio è rappresentato dall’avanzare dell’età, ma ci sono anche altri fattori importanti come mutazioni genetiche specifiche, condizioni mediche come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il diabete ma anche fattori che riguardano lo stile di vita come fumo, obesità, mancanza di esercizio fisico, mancanza di stimoli mentali.

Per quanto riguarda la sintomatologia, le prime evidenze sono la perdita di memoria a breve termine, problemi di orientamento nello spazio e nel tempo e perdita del filo di pensieri e delle conversazioni. Possono insorgere lievi problemi di linguaggio e avere difficoltà nella pianificazione delle attività. Ad ogni modo si tratta di alterazioni cognitive che non interferiscono con le normali attività quotidiane, al contrario quando si sfocia nella demenza, queste alterazioni cognitive peggiorano a tal punto da compromettere a livello funzionale il normale svolgimento delle attività quotidiane.

NMN: Nicotinamide mononucleotide

NMN, Nicotinamide mononucleotide, è un nucleotide derivato dal ribosio e dalla nicotinamide, precursore del NAD+. Quest’ultimo è un coenzima associato a numerosissime reazioni di ossidoriduzione del metabolismo cellulare, in particolare legate alla produzione energetica della cellula, alla riparazione del DNA, all’omeostati mitocondriale, alla risposta allo stress ossidativo ed alla trasduzione dei segnali.

È stato osservato che i livelli di NAD+ diminuiscono progressivamente con l’età e sono significativamente ridotti nelle patologie neurodegenerative e nel declino cognitivo. Dunque, il ripristino dei livelli di NAD+ può rappresentare una strategia per la prevenzione e il rallentamento delle patologie neurodegenerative (Lautrup et al., 2019).

Tuttavia il supplemento di NAD+ non è una via praticabile a causa del ridotto assorbimento a livello intestinale di questa molecola: da qui la possibilità di usare NMN è in grado di attraversare anche la barriera ematoencefalica e raggiungere facilmente il sistema nervoso centrale, il tessuto target e, in secondo luogo, è il precursore immediato del NAD+, dunque la molecola chimicamente più vicina.

In letteratura si trovano tra l’altro numerosi studi preclinici a supporto dell’utilizzo del NMN nel trattamento delle malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer, che rappresenta il caso più grave di demenza. Nello studio di Wang et al. (2016), viene evidenziato come la somministrazione di NMN in ratti con malattia di Alzheimer indotta ripristini il deficit cognitivo, migliorando significativamente apprendimento e memoria.

Questo effetto benefico è possibile grazie dall’aumentata sopravvivenza dei neuroni: NMN, infatti, riduce il tasso di apoptosi in colture di ippocampo ma anche migliora il metabolismo energetico e riduce dell’accumulo di specie reattive dell’ossigeno.

Yao e colleghi (2017) hanno inoltre dimostrato la capacità del NMN di ridurre il numero di placche amiloidi in topi con modello di malattia di Alzheimer, come è possibile osservare nella figura successiva. Le placche amiliodi sono cumuli di proteine misfolded che si formano negli spazi fra le cellule nervose e sembrano svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo della malattia. Nei pazienti con declino cognitivo lieve la densità e la distribuzione delle placche amiloidi è intermedia tra quello che si osserva in un cervello sano e uno con malattia di Alzheimer.

Possiamo dunque concludere che NMN rappresenta un composto innovativo dagli interessanti effetti neuroprotettivi.

Bibliografia

Lautrup, S., Sinclair, D. A., Mattson, M. P., & Fang, E. F. (2019). NAD+ in brain aging and neurodegenerative disorders. Cell metabolism, 30(4), 630-655.

Wang, X., Hu, X., Yang, Y., Takata, T., & Sakurai, T. (2016). Nicotinamide mononucleotide protects against β-amyloid oligomer-induced cognitive impairment and neuronal death. Brain research, 1643, 1-9.

Yao, Z., Yang, W., Gao, Z., & Jia, P. (2017). Nicotinamide mononucleotide inhibits JNK activation to reverse Alzheimer disease. Neuroscience letters, 647, 133-140.

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